Il fiume Piave ha fortemente influenzato le popolazioni che hanno abitato le sue irrequiete sponde ed è stato nei secoli sia frontiera che via di comunicazione fra culture molto diverse fra loro. La difficoltà nel varcarlo data l’impetuosità delle sue acque ha reso nel corso del tempo sempre più strategiche e vitali le località che, per motivi storico-sociali oltreché idrogeologici e logistici si prestavano ad un suo attraversamento.
Antica mappa della media Piave
Il passo barca di Lovadina, sulla destra idrografica del Piave, fu utilizzato fin dall’alto medioevo per collegare le sponde del fiume per mezzo di imbarcazioni. Il territorio di Lovadina era solcato in passato da importanti arterie stradali: la via Claudia Augusta in epoca romana e la Via Ongaresca, che collegava, durante il Medioevo, Treviso con il Friuli, fino alla costruzione della strada napoleonica Pontebbana. L’Ongaresca superava il Piave proprio dove vi trovate e la sua importanza è ancora impressa nella toponomastica attuale in quanto il porto si trova al termine di via del Barcador, indicando così gli zatterieri che consentivano il guado del fiume.
L’importanza strategica del passaggio che consentiva il transito di persone e di merci divenne via via sempre maggiore per la popolazione e i signori del luogo. Nelle sue prossimità sorse quindi prima un nucleo abitativo e attorno all’anno mille l’Ospitale di Santa Maria del Piave, gestito da monaci Benedettini. Attorno all’anno 1120 l’abbazia viene investita dalla protezione papale per renderla immune dalle egemonie e pretese dei signori della zona, anche in relazione del suo sviluppo economico dovuto sia alle donazioni che ai pedaggi pagategli per il guado del fiume. Il suo potere sulle terre e chiese della marca trevigiana divenne allora via via sempre più forte sino a diventare proprietaria di varie chiese e terreni (fino a Cittadella).
Le alluvioni e le rotte del fiume portarono alla demolizione dell’abazia e alla sua definitiva ricostruzione, nel XV secolo, nel centro di Lovadina, a ridosso dell’allora esistente chiesa di San Martino. La struttura resisterà fino alla metà del 1800 quando, l’incuria e le vicissitudini della storia portarono al suo abbattimento per la costruzione dell’attuale chiesa.
Il porto rimase conservando un’importanza strategica per il trasporto di merci e legname fino ai primi anni del 1900.
Ricordiamo a tale riguardo la storica figura dello zattiere ossia il conducente di zattere formate da tronchi legati fra di loro da trasportare a Venezia o sui territori che si affacciavano al fiume. I tronchi trasportati dai “marinai del Piave” erano circa 300 mila per ogni trasporto ed erano distribuiti alle 13 segherie poste a lato del fiume suddivisi in quantità di circa 30 mila pezzi per ogni segheria. Il lavoro era rischioso, molti furono persero la vita nelle acque del fiume, e si svolgeva a staffetta consegnando il carico al porto successivo e risalendo il fiume a piedi per poi ricominciare il viaggio. Con tali tronchi si costruirono letteralmente le fondamenta della Repubblica di Venezia (11 mila di essi furono piantati nel caranto della laguna per le fondazioni del ponte di Rialto) e si provvide al suo sviluppo con la creazione della flotta militare e dei mercantili in arsenale.
Vecchio zattiere della Piave
L’ultimo trasporto di tronchi lungo il fiume avvenne nel 1927 e presso l’istituto Luce-Cinecittà, esiste un documentario del 1924 girato proprio a bordo delle zattere nel loro viaggio dai monti al mare.
Nel sito in cui vi trovate si erge lo storico porto di Lovadina nel suo ultimo dislocamento del 1833.
Attualmente, questo nobile luogo pieno di storia e di storie da narrare, passa inosservato sia da chi transita sul rettilineo dell’autostrada, sia da chi lo sfiora lungo la strada interna, ma conserva una insopprimibile aura di mistero e solennità: un anfiteatro definito da un’arginatura attualmente alta poco più di un metro ma sicuramente un tempo molto più elevata, rompe le linee rette del paesaggio agrario, incastonandosi come un corpo estraneo ed imponendo al passeggiatore più di una domanda. Volgendoci verso l’altro, imponente anfiteatro delle Prealpi, è facile notare come l’antico porto di Lovadina sia disposto in linea retta ideale con il passo del Fadalto da cui scendevano i Pellegrini ed i mercanti d’un tempo, donando una prospettiva geografica oltre che storica a questo straordinario sito.
Criticità
Proprio l’abbandono, la non considerazione della funzione storico-paesaggistica di questo luogo possono causarne il danneggiamento maggiore: sappiamo infatti che, specie per i luoghi, la sparizione fisica è preceduta dalla sparizione dall’immaginario. Oltre a ciò, è da considerarsi questo sito come testimonianza fisica delle modificazioni subite dal fiume, specialmente a causa dell’intervento umano: la distanza e la posizione rialzata del porto, indicano l’inesorabile abbassamento dell’alveo attivo a causa soprattutto delle escavazioni di ghiaia