Il bacino idrografico del fiume Piave è compreso in ben 4.126 Km2 ed un rapido sguardo alle Prealpi e Alpi visibili in una giornata tersa ci dà un’idea molto concreta di cosa significhi questa cifra in termini di estensione di territorio montagnoso. Il tratto che ci interessa analizzare in questa stazione è il tratto mediano del fiume, quel tratto cioè del suo percorso in cui il fiume rallenta non incontrando più la pendenza offerta dai declivi montani. Ci troviamo alla base delle Prealpi e l’acqua inizia a penetrare nei depositi ghiaiosi (da ciottoli più grandi, via via lungo il percorso mediano a quelli sempre più piccoli). In questa fase del suo corso il fiume tende naturalmente a divagare, ad espandersi cioè sia davanti a sé, proseguendo la discesa, sia verso destra e sinistra rispetto al suo corso ed è qui che si aprono le golene necessarie per raccogliere le piene e le morbide stagionali e, soprattutto, quelle eccezionali. Le ghiaie hanno mille colori e forme diverse; il flusso dell’acqua le modella in un continuo lavoro di edificazione, distruzione e ricostruzione di banchi ed accumuli di sassi da cui, ogni tanto, affiorano anche lenti d’argilla.
Piave visto dall’alto, zona Candelù di Maserada sul Piave
Tratto mediano del corso del Piave, località Maserada sul Piave
Se osserviamo il flusso delle acque, noteremo che il fiume ha la tendenza a scorrere lateralmente, a ridosso delle sponde erose ed è quasi assente nel centro dell’alveo: questa è la corretta dinamica idrogeologica di un fiume in salute. Le ghiaie vengono generalmente depositate nella fascia centrale dell’alveo e le acque giocoforza fluiscono aggirando il sopravvenuto ostacolo, concentrandosi lateralmente. In questo modo le acque del fiume si distribuiscono capillarmente andando a ricaricare le falde e riattivare di conseguenza una serie di piccoli fiumi e torrenti di subalveo.
Piave visto dall’alto, zona Candelù di Maserada sul Piave
Il tratto mediano, oltre a grandi materassi ghiaiosi ed un corso d’acqua a canali intrecciati, presenta sponde alberate con un cospicuo patrimonio vegetazionale. Oltre alla quantità di piante è da sottolinearne anche la qualità e la provenienza: il fiume è anche asse attivo di collegamento tra la montagna ed il mare. Nel tratto mediano non è difficile incontrare piante tipiche dei ghiaioni di montagna come la globularia dei ghiaioni (Globularia cordifolia), i cui semi sono fluitati a valle trascinati dal fiume, insieme a piante provenienti dal litorale i cui semi sono risaliti spesso con l’azione del vento o portati da qualche uccello, come ad esempio lo sparto pungente (Ammophila arenaria).