Comunissime erbe spontanee sorridono al nostro passaggio e possono offrirci, oltre alla straordinaria complessità e bellezza della loro forma e biologia, anche possibili utilizzi gastronomici che hanno risvolti sorprendenti.

A titolo esemplificativo, eccone alcune, comunissime, accompagnate da foto utili per il loro riconoscimento.

Anzitutto la Piantaggine lanceolata (Plantago lanceolata), essenza erbacea comunissima e “calpestatissima”, ha una sorpresa speciale. Le sue foglie, raccolte poco dopo la prima rinascita primaverile ancora tenere, lessate in acqua salata (da conservare per la cottura della pasta) e saltate in padella con, a piacimento, del burro o della panna sono un condimento straordinario per la pastasciutta cui regalano un tenue sapore da funghi porcini. La troviamo, copiosa, sui prati a substrato profondo e fresco (nei prati aridi ne troviamo una straordinaria versione “ridotta”, per contenere la dispersione dell’umidità).

I famosissimi s-ciopeti, il Silene vulgaris, altra ottima pianta mangereccia, con cui realizzare dolcissime frittate o ottimi risotti. La pianta va raccolta sempre all’inizio della primavera per poterne gustare appieno il sapore fresco e dolce di prato. Diffusissima sui prati sfalciati a ridosso dell’alveo e nei magredi non maturi lungo il Medio Piave, ma anche lungo i margini di strade e sterrati.

Per un’insalata più ricca, ecco proporsi la Sanguisorba (Sanguisorba minor), dal tenue sapore di cetriolo, fresca e generosa e così facilmente rinvenibile anche sui prati aridi, fra le ghiaie in pieno sole. E’ pianta orgogliosamente pioniera che si insedia in terreni primitivi innalzando fieramente il proprio stelo.

Non dimentichiamoci, come ideale dessert, a primavera, le stupende frittelle di fiori di Robinia (Robinia pseudoacacia), da friggersi con pastella a base di farina e birra, dal sapore identico al profumo: delizioso. La Robinia è essenza arbustiva/arborea con tendenze infestanti, diffusa in maniera contenuta lungo il corso del Medio Piave.